Il breve saggio prende in esame il libro di Alessandro Zaccuri, Milano, città di nessuno. Reportage visionario (2003), che utilizza il fantasma di Luciano Bianciardi per un giro per la città che l’autore grossetano conosceva bene, anche profeticamente per come sarebbe diventata in conseguenza della sua critica feroce del consumismo iniziato con il “boom economico”. Il libro ha il merito di aver contribuito agli inizi del nuovo secolo al recupero dell’opera di Bianciardi dalla damnatio memoriae, a cui era stata condannata nei trent’anni successivi a La vita agra (1962). Milano viene riconosciuta con “un nessun luogo”, una città “immateriale” senza corpo, neppure quello dei propri morti, una scia interminabile dal 1898 (quelli della strage degli operai perpetrata da Bava Beccaris) fino al 2002 (anno dell’incidente aereo contro il Pirellone). Il reportage più che “visionario”, come vorrebbe il titolo, non prende partito sui morti rievocati, senza utilizzare la carica critica a cui il personaggio Bianciardi per sua natura e storia si sarebbe prestato benissimo.
The short essay examines the book by Alessandro Zaccuri, Milan, no-one’s city. Visionary Reportage (2003), which uses the ghost of Luciano Bianciardi for a tour of the city that the author from Grosseto knew well, even prophetically as it would become as a result of his fierce criticism of consumerism started with the “economic boom”. The book has the merit of having contributed at the beginning of the new century to the recovery of the work of Bianciardi from damnatio memoriae, to which it had been condemned in the thirty years following La vita agra (1962). Milan is recognized as a “no place”, an “immaterial” city without a body, not even that of its own deads, an interminable wake since 1898 (those of the massacre of the workers perpetrated by Bava Beccaris) until 2002 (the year of the plane crash against the Pirellone). The reportage more than “visionary”, as the title would like, does not take part in re-called deads, without using the critical charge to which the character Bianciardi by its nature and history would have lent itself very well.
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