allegoriaonline.it

rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Giulio Milone – Sally Rooney, Dove sei, mondo bello

[ trad. it. di M. Balmelli, Einaudi, Torino 2022 ]

Alice ed Eileen hanno quasi trent’anni. La prima ha scritto due libri che le hanno dato, in ordine, notorietà e un esaurimento nervoso; la seconda lavora come editor per una rivista letteraria. Su Tinder Alice incontra Felix, che fa il magazziniere e non legge granché; Eileen rincorre Simon, amico di famiglia di lunga data che fa il consulente e va a messa la domenica. Nonostante il titolo stucchevole, goffa traduzione di un Lied di Schubert su versi di Schiller, il terzo romanzo dell’irlandese Sally Rooney è il suo migliore finora.

È anche il più sperimentale: dopo l’omodiegesi impassibile di Parlarne tra amici e l’onniscienza bifronte di Persone normali, qui la narrazione adotta uno sguardo da antropologo, quasi da videocamera di sicurezza. Il motore narrativo è però epistolare, e inframezzate ai vari capitoli ci sono le lunghe mail che Alice ed Eileen si scambiano. Rooney oscilla così tra oggettività e intimità, tra diorama e microscopio, tra dattilografia degli eventi e rielaborazione di chi vi ha preso parte. È una tensione che preoccupa anche le due protagoniste, ben coscienti di essere troppo prese dalla propria vita emotiva mentre fuori il mondo va, letteralmente, in fiamme. Attraverso l’espediente delle mail, Rooney introduce nella narrazione dosi di micro saggismo, ironizzando sulle nevrosi delle sue protagoniste: Eileen è convinta che l’umanità abbia perso l’istinto per la bellezza nel 1976 con la diffusione della plastica; Alice vorrebbe trovare una teoria plausibile della sessualità, poiché tutte quelle esistenti hanno a che fare con il genere, e non con il sesso. In modi diversi, le figure maschili cercano di riportare le amiche a una realtà meno autoriferita: Felix con il suo pragmatismo da classe operaia, Simon con i “deliri strutturati” del cattolicesimo.

Se la storia letteraria offre innumerevoli, forse migliori, variazioni sul tema del poligono dei sentimenti, Rooney sembra più interessata all’intersezione tra moralità ed esperienza estetica. Ricalibrando il suo minimalismo narrativo e smarcandosi dalla discutibile etichetta di scrittrice millennial che le è stata attribuita, Rooney ci offre la sua personale versione del novel of ideas. Come si fa a essere buoni quando l’umanità è al collasso? Dov’è la bellezza se il mondo sta finendo? In una mail, Alice lamenta l’inutilità del romanzo contemporaneo, contando se stessa tra i colpevoli di questa disfatta perché incapace di raccontare storie più importanti. Al primo appuntamento, Felix le chiede di cosa parlino i suoi romanzi. «Persone», risponde lei. Anche Rooney, in fondo, scrive di persone con problemi di poco conto, in un modo che ha rapidamente generato svariati epigoni di cui il mercato è sempre ghiotto (e dunque già saturo). Tra lei e questi c’è però una differenza: pur non essendo in grado di dare risposte alle domande che affida al suo alter ego Alice, Rooney rimane serena e modesta. Non è qui per impartire lezioni, ma solo per osservare: prima da lontano, e poi da vicino.

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