allegoriaonline.it

rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Michele Sisto – Yanis Varoufakis, Un altro presente

[ trad. it. di A. Silvestri, La nave di Teseo, Milano 2021 ]

Scritto in piena pandemia, Another now (2020) è il romanzo in cui l’economista Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze greco e fondatore del partito europeo Diem25, illustra la sua utopia di un sistema economico-sociale alternativo al capitalismo. La storia è narrata nel 2036 da Yango Varo, evidente proiezione dell’autore. I protagonisti sono tre “sconfitti della modernità”, che hanno investito ciascuno sull’illusione che il comunismo, il libero mercato o la tecnologia potessero risolvere i problemi dell’umanità, rimanendo delusi e disorientati: per l’attivista inglese Iris, classe 1961, comunista eterodossa, la delusione arriva in seguito alla sconfortante prova della sinistra britannica nel fronteggiare l’offensiva neoliberista della Thatcher; per l’americana Eva, classe 1984, ingegnere finanziario alla Lehman Brothers, con il crollo della sua azienda nel 2008; per l’ingegnere greco Costa quando si rende conto che le più rivoluzionarie innovazioni della biomedicina così come della digital economy vengono regolarmente soffocate dagli interessi del capitale. L’azione si svolge nel 2025 e l’innesco è dato da un banale espediente da romanzetto di fantascienza: durante i suoi esperimenti Costa trova per caso un varco per una dimensione parallela, “un altro presente” dove la crisi finanziaria del 2008 ha avuto un esito totalmente diverso da quello che conosciamo: il capitalismo non è stato tenuto in piedi attraverso il salvataggio delle banche da parte dei governi, ma – grazie all’azione di gruppi rivoluzionari (Crowdshorters, Solsourcers, Environs) che hanno attaccato digitalmente gli strumenti finanziari speculativi, le Big Tech, ecc. – si è trasformato in un sistema “sociosindacalista”, in cui le banche private sono sostituite da banche centrali pubbliche, i capitali speculativi da un capitale personale assegnato a ciascun cittadino, e le aziende sono diventate organizzazioni paritarie di cui ogni socio detiene un’azione. Attraverso il varco i disillusi Costa, Iris e Eva prendono contatto con i loro alter ego Kosti, Siris e Eve, che raccontando com’è organizzata la società nell’“altro presente” riaccendono in loro la speranza.

Non mette conto, qui, riportare le specifiche proposte per un superamento del capitalismo, che del resto Varoufakis ha già avanzato nei suoi saggi (Il minotauro globale, I deboli sono destinati a soffrire?) e negli articoli con cui da anni commenta l’attualità (e che vale la pena seguire su «varoufakis.eu»). Quello che ci interessa è la tenuta letteraria di Un altro presente, e va francamente detto che è debole: come in molti romanzi utopici – penso in particolare Looking back ward di Edward Bellamy (1888), costruito in modo molto simile – la minuziosa descrizione del mondo alternativo risulta statica e, alla fine dei conti, noiosa. C’era da aspettarselo? Non proprio: Adulti nella stanza, il memoir del 2016 in cui Varoufakis ripercorre la sua esperienza al Ministero delle finanze greco e i suoi conflitti con l’élite finanziaria europea, è una narrazione di eccezionale tensione polifonica, che come pochi romanzi riesce a rappresentare la dialettica dei punti di vista, le idiosincrasie dei singoli personaggi (Merkel, Draghi, Tzipras, Schäuble, Lagarde) così come le differenze fra le culture politiche ed economiche radicate nella storia dei singoli paesi. Ma lì la polifonia era dettata dalla necessità di orchestrare le voci dei molti attori effettivamente in scena, ora individui, ora istituzioni, ora persino comunità nazionali. Lo stesso, non a caso, accade anche in Lo schianto (2018), il poderoso saggio in cui lo storico dell’economia Adam Tooze ha ricostruito la genesi della crisi del 2008 e le diversissime risposte che le hanno dato i governi di Stati Uniti, UE, Cina e di buona parte del mondo: segno che le narrazioni – anche saggistiche – che affrontano la dimensione globale vanno tenute d’occhio, perché strutturalmente incentivate a ricorrere alla polifonia romanzesca. Viceversa Un altro presente, pur adottando la forma romanzo, conserva di fatto l’impianto monologico di un pamphlet politico.

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