[ a cura di D. Biagi, M. Rispoli, Padova University Press, Padova 2021 ]
Il ricco volume curato da Daria Biagi e Marco Rispoli costituisce un contributo significativo alla storia delle traduzioni di letteratura tedesca in Italia nell’Ottocento. Comprende quindici interventi che affrontano, attraverso differenti approcci, le traduzioni italiane di importanti esponenti della letteratura germanofona tra Sette e Ottocento. Accanto alle preponderanti traduzioni poetiche – delle Idyllen di Salomon Gessner (Zanon), della lirica Mondnacht di Joseph von Eichendorff (Mansen), del Veilchen di Goethe (Vitz-Manetti), dei componimenti schilleriani Die Götter Griechenlands (Polledri) e An Goethe, als er den Mahomet von Voltaire auf die Bühne brachte (Rispoli), fino alla traduzione pirandelliana delle Römische Elegien (Gallo) – trovano spazio anche le traduzioni del Werther (Piva) e di altri romanzi goethiani (Biagi), così come di un testo teatrale, Die Advokaten di August Wilhelm Iffland (Vecchiato), e di uno politico come il Manifest der Kommunistischen Partei di Marx ed Engels (Dogà).
Particolarmente felice appare la scelta di far interagire tale corpus di traduzioni con la coeva ricezione italiana delle riflessioni traduttologiche della Romantik e in particolare con il concetto di Weltliteratur nelle sue contradditorie relazioni con i patriottismi (letterari) ottocenteschi. Aprono il volume due interventi dedicati alle idee di August Wilhelm Schlegel sulla traduzione romantica (Bamberg) e sui loro legami con la nascita della comparatistica in Germania e Italia (Henzel), a cui segue uno studio sulla traduzione e i successivi dibattiti italiani del saggio di Madame de Staël Sulla maniera e la utilità delle traduzioni (Müller). Degna di nota è poi la prospettiva ampia sui rapporti culturali italo-tedeschi ottocenteschi, collocati in un contesto europeo nel quale la cultura francese giocò un essenziale ruolo di mediazione: le traduzioni francesi di autori tedeschi entrano quindi nell’indagine nelle loro complesse interazioni con quelle italiane (come mostra Piva a proposito delle traduzioni del Werther).
La varietà degli approcci adottati nei singoli articoli arricchisce il volume di punti di vista interagenti: le analisi degli espedienti formali di singole traduzioni e il confronto stilistico ravvicinato tra differenti traduzioni di uno stesso testo convivono così con letture concentrate soprattutto sugli elementi paratestuali delle traduzioni e con indagini dedicate ai singoli traduttori, il cui ruolo, come mostra tra gli altri il caso di Michiel Salom (Sisto), non si esaurisce nel semplice trasferimento di un testo da una lingua all’altra ma implica spesso una notevole riflessione teorico-letteraria che influisce sulla ricezione stessa dei testi tradotti. Sono i traduttori a scegliere quanto e come adattare la loro traduzione alle attese del pubblico della target culture, come mostra la «libera traduzione» degli Advokaten di Iffland a opera di Salvatore Fabbrichesi, decisamente adattata al gusto delle scene italiane (come mostra Vecchiato) o, in tutt’altro contesto, i «fraintendimenti» delle traduzioni francesi e italiane dell’ode schilleriana sul Mahomet di Voltaire indagati da Rispoli.
Il pregio forse maggiore del volume consiste proprio nel mostrare con chiarezza il ruolo essenziale delle traduzioni e dei traduttori nella storia letteraria. Non si può che concordare coi curatori quando notano come proprio la storia delle traduzioni potrà gettare nuova luce «su alcune vecchie e tuttavia inesauribili questioni storiografiche riguardanti la nozione di “romanticismo”», e in particolare sullo «scarto che si crea tra l’accezione tedesca di Romantik e il romanticismo italiano» (p. 9). E il caso di Leopardi lettore di Goethe (studiato da Di Battista), nella sua dipendenza dalle diverse traduzioni goethiane, non può che confermare un dato scontato (e talvolta dimenticato): la funzione centrale delle traduzioni e, di conseguenza, il ruolo essenziale dei traduttori come importanti attori della storia letteraria.
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