[Feltrinelli, Milano 2017]
La logica è noiosa e asettica. È un luogo comune, che come tale ha anche il suo fondamento di verità. E allora tanto vale accoglierlo e specificarlo. In molti dipartimenti di filosofia un certo insegnamento della logica – ma vale anche per grammatica, latino, lingue straniere – è puramente formale, e non coinvolgendo i contenuti di realtà finisce per proporsi come protocollo, procedura, sistema vuoto. Eppure è vera anche l’altra faccia della medaglia. Certamente la logica quando è declinata nella sua forma procedurale uccide il pensiero, ma ciò non toglie che negli attuali tempi barbarici proprio di logica e di pensiero razionale ci sia bisogno. Da qui prende le mosse La scomparsa del pensiero. Bencivenga è un logico molto noto. Ed è (e non Ma è) un logico che non contribuisce all’asfittico ritratto della logica offerto in apertura; anzi lo smentisce a parole e con i fatti. La sua tesi è semplice. Elezioni americane, reazioni supine alla pubblicità, comportamenti di massa dimostrano come sempre più spesso gli individui sospendano ogni filtro logico e razionale, e agiscano da membri di un branco. Si compra la macchina da caffè Nespresso perché sponsorizzata da Clooney. Ma «perché non replichiamo noi dicendo: niente dimostra che bevendo il Nespresso diventerò bello come Clooney; niente dimostra neppure che Clooney beva davvero il Nespresso quando non viene inquadrato […] dai pubblicitari?». Non lo replichiamo perché in quel momento – così come quando votiamo Trump, o crediamo a Salvini, o ci abbandoniamo a chiacchiere da bar – non siamo né razionali, né individui, ma solo membri indistinti di un branco, il cui capo è Clooney (o chi per lui; Salvini compreso). Naturalmente questo avviene perché oggi il frastuono sonoro, visivo e digitale crea un effetto di continua sollecitazione a cui non si può non dare risposta, riduce lo spazio di pensiero, e rende più facilmente succubi. Questo esempio, ovvio e banale, conduce al cuore del libro di Bencivenga: logica, individuo e libertà sono inscindibili. Tanto che, alla domanda su quale futuro ci sarebbe per l’uomo di fronte alla definitiva messa in crisi del logos, l’autore risponde in maniera netta: «In un certo senso, non sopravviveremo affatto»; «una mutazione antropologica che ci privi del logos ci priverebbe di tutto ciò. Quando fosse avvenuta, proveremmo ancora robuste emozioni e saremmo ancora in grado di fare parte di un branco e seguire l’esempio del suo capo, eventualmente […] fino alla perdizione». Rilanciare un pensiero logico è dunque un atto politico. Infatti «l’analisi è una forma di liberazione». E noi abbiamo stretta necessità di essere liberati. Di qui la proposta di ripensare l’insegnamento scolastico accogliendo proprio l’insegnamento della logica. Personalmente non riesco ad apprezzare la proposta fino in fondo, poiché credo che oggi di competenze trasversali ce ne siano già troppe, mentre in affanno sono gli insegnamenti disciplinari. Ma è vero che questo obiettivo la scuola se lo deve dare, e che proprio le materie disciplinari, magari rivoluzionandosi, possono/devono farsene carico. L’aspetto veramente decisivo del libro di Bencivenga è quello che concerne il ritorno al contenuto di fatto. Nel volume è ricordato l’esperimento di Cosmides e Tooby: a un campione di intervistati vengono posti due quesiti logici; il primo con esempi puramente formali (basati su carte da gioco ed elementi irrilevanti), mentre il secondo con esempi che hanno rilevanza e interesse sociali (l’uso di alcool, la pensione, ecc.). Ebbene gli stessi intervistati hanno sbagliato la prima domanda, ma non la seconda. Il risultato è lampante: «quando non ci sono norme sociali in ballo, le norme logiche perdono interesse e coloro cui viene chiesto di applicarle si comportano come studenti distratti». Ecco, lo stesso contenuto di realtà, sostiene Bencivenga, può essere inserito non solo nella logica, ma anche nella grammatica, nella matematica, nelle lingue straniere, nel latino, ecc.; materie che da tecniche e autoreferenziali possono trasformarsi in strategie volte a comprendere meglio il mondo. E anche ad essere più liberi.
Lascia un commento